Siamo orgogliosi che l’artista Ferruccio Gard abbia scelto Treviso e il Museo Bailo come una delle tappe che celebrano i suoi ottant’anni e una lunga e intensa carriera. Un’originale connessione tra le collezioni del Museo trevigiano del Novecento e l’arte di Gard, un protagonista della pittura italiana, maestro riconosciuto nonché precursore delle ricerche Opticalcinetiche internazionali, con al suo attivo partecipazioni a sette edizioni della Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma. La vibrazione della sua pittura, le profondità illusive e il suo rigore compositivo potranno comporre così un vitale confronto con le sculture di Arturo Martini e gli altri capolavori del ‘900 della collezione del Bailo, in un interessante e intenso dialogo fondato sul colore, la geometria e la pulsazione luminosa dei suoi intrecci dinamici. Al Museo Bailo viene esposta una selezione della sua produzione artistica, dalle prime opere cinetiche del 1969 sino agli ultimi quadri in nero, bianco e grigio e alle pure nuovissime sculture astrattocinetiche in plexiglass. Siamo certi che la forza espressiva e lo stile di questo magnifico artista sapranno catturare l’attenzione e stimolare la fantasia dei visitatori.
Mario Conte e Lavinia Colonna Preti
Sindaco e Assessore ai Beni Culturali e Turismo
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IL CINETICO DEL COLORE
Nell’astratto così come nel cinetico Ferruccio Gard affida tutto al colore e il colore è, insieme, forma e sostanza della sua creatività. Una creatività visionaria che sperimenta lo spazio della conoscenza attraverso lo sguardo interiore e sonda le ragioni della vita attraverso il rigore geometrico.
La gamma dei colori ha dunque una parte decisiva nell’effetto finale e, tra i colori, Gard annovera a pieno titolo anche il bianco e il nero, avendo ben presente che dalla sovrapposizione dei colori complementari si ha luce bianca e che una superficie nera è tale perché capace di assorbire tutta la radiazione luminosa che la investe. In un gioco perfettamente bilanciato, negli ulti anni l’artista realizza anche raffinatissimi quadri usando solo il nero, il bianco e varie sfumature di grigio. Nella sua piena maturità artistica, Gard conosce una stagione solare che dura ormai da anni. Nelle sue opere pittoriche, le immagini sulla tela vivono nella prospettiva di chi le guarda e sente e interpreta nel momento stesso in cui le vede. Sono le proiezioni del profondo che emergono dall’inconscio stesso dell’artista.
Non sono mai gli “oggetti” il senso della pittura di Gard, ma se mai le “situazioni” che gli oggetti suscitano in chi ne guarda l’essenza oltre l’apparenza. E si può dire che la condizione dell’oggetto è estesa al soggetto, all’artista che si replica sul quadro nel dispiegarsi del colore. Un colore che, pur essendo eruttivo e perfino esplosivo, è ordinato e perfettamente bilanciato e proprio per questo capace di farsi strumento espressivo della totalità.
Si deve parlare di una geografia dell’anima, nel senso più nobile e autentico. Nell’intenzione, comunque, del raggiungimento e della tenuta di una misura che, inseguita nella vita, si ricompone sulla tela. Perché gli impianti scenografici di Gard sono i luoghi dell’illuminazione, alla maniera dei procedimenti paralleli della poesia, in quell’intima unione di segno, tono e colore a evocare e suggerire sensazioni, emozioni, impressioni, suggestioni, scoperte. Bisogna infine sottolineare la capacità di Gard di rivelare sulle sue tele quello che appartiene anche nascostamente al visibile, aggiungendo che nelle sue opere conta non tanto il colore riportato all’ordine geometrico, che pure ne è protagonista, quanto la vibrazione del mistero che dal suo calcolo algebrico ogni volta emana, a stimolare l’acutezza estrema dell’occhio di noi che guardandolo ci troviamo di colpo in mano la chiave per decifrare l’enigma delle cose della vita e del mondo. Ecco l’essenza profonda dell’arte di Gard, la ragione e la giustificazione del suo cerchio perfetto, della sua limpida coerenza.
E, nel senso dell’attesa e nella prospettiva misterica del silenzio, a colpirci è la magia della luce che, dietro al variare della lunghezza d’onda scomposta nei colori, scava il buio rivelando sulla superficie ciò che vive nel retroscena, la partitura costitutiva segreta, l’intima natura della realtà.
Paolo Ruffilli
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