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La ricca produzione dell'artista iraniana Fahimeh Baharlo comprende diversi media e tecniche, spaziando dalla fotografia alla grafica e alla pittura, secondo un percorso di ricerca capace di rielaborare influenze provenienti da contesti e luoghi anche molto lontani.
Come ricorda l'artista, significativi sono stati gli insegnamenti del famoso maestro iraniano Hannibal Alkhas che le hanno permesso di comprendere “come può e deve essere un artista” cambiando il suo modo di “vedere la vita” in funzione di un rinnovato rapporto con la realtà.
La ricerca di Fahimeh Baharlo ha origine nell'ambito dell'arte figurativa, basata sull'osservazione e sull'analisi del reale, per elaborare una personale sintesi formale e cromatica che contraddistingue la sua produzione più recente.
Significativa è la serie fotografica Giallo verde, premiata al concorso dell'Accademia delle Belle Arti di Venezia del 2010, in cui gli insoliti punti di vista permettono di cogliere la geometrica armonia che si cela nella struttura architettonica di un unico edificio. L'equilibrata geometria nasce dai contrasti chiaroscurali delle superfici, dal disegno delle ombre proiettate sui piani e dalla scansione prospettica delle strutture.
Un percorso diverso, ma sempre coerente con il principio di sintesi formale, si riconosce nelle opere grafico-pittoriche del 2011 incentrate sulla figura umana in movimento. Si tratta dell'esito conclusivo di una lunga esperienza di studio del corpo, in cui il gesto della mano libera il segno da qualsiasi riferimento analitico per cogliere l'infinita varietà dei movimenti.
In particolare nella serie di pastelli Figure in rosso, Figure in celeste, Figure in verde, le figure monocrome nello sviluppo energico dei loro corpi emergono dal fondo completamente nero. L'artista ha abbandonato il rapporto diretto con il reale e costruisce l'immagine solo attraverso l'immediatezza del gesto sicuro e preciso, senza esitazioni o ripensamenti. Guidata dall'ascolto della musica, struttura il movimento dei corpi con il veloce iterarsi dei segni giungendo in alcuni casi alla fusione tra figura e spazio. L'energia e la tensione generate dalle linee creano il ritmo, mentre il colore, nel variare dell'intensità e della tonalità, fa emergere le forme dal nero del fondo. Il susseguirsi delle opere suggerisce una continuità ritmica che, come in una danza, spinge lo sguardo del fruitore a muoversi da una figura all'altra.
Tale elaborazione grafico-formale vede un ulteriore sviluppo nella serie degli acrilici Senza titolo: grandi tele in cui sempre su fondo nero si staglia il gesto energico e monocromo dell'artista. La ricerca di Fahimeh Baharlo si concretizza ora nell'essenza e nella libertà del gesto che, lontano dal principio di raffigurazione, esprime una volontà estrema di sintesi.
La figura scompare e dominano lo spazio solo le linee di forza determinate dalle pennellate di colore. Emerge la tensione delle masse cromatiche che proiettano direttamente i movimenti del corpo dell'artista ed escono dirompenti dallo spazio completamente nero, silenzio e buio assoluto. Il gesto acquista una maggiore forza plastica nella sua totale libertà espressiva, e come una sigla grafica o un ideogramma è capace di veicolare l'individualità esistenziale dell'artista.
Roberta Gubitosi
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