Josef Kostner,
nato nel 1933 ad Ortisei – val Gardena
Con gli occhi al cielo
di Francesco Butturini
Quando penso alle opere di Joseph Kostner mi tornano alla mente due immagini: il suo sorriso leggero e penetrante e il paesaggio che da questo sorriso sembra nascere.
Sono due fatti esistenziali apparentemente tanto lontani, in realtà profondamente tra di loro compenetrati, perché, per comprendere la sua scultura e la sua grafica bisogna comprendere il tempo e la situazione in cui scultura e grafica nascono.
Sembrano frutti di una disperazione, oppure di una visione del mondo cupa, pervasa di misteri ostili, di forme deformate, uscite da se stesse. Di paure e di ansie.
Niente di tutto questo.
La scultura e la grafica di Kostner sono il frutto di una visione sapienzale del mondo e della vita. Frutto di un’attenzione sottile ed ironica che prende atto della scabrosità dell’esistenza e della vita di tutti i giorni. Non ne prende paura e non allontana la quotidianità con le sue ansie, le sue attese, i suoi dolori e le sue gioie. Tutto accoglie con la saggenza del tempo e della memoria che nulla cancella e tutto attutisce.
E il filtro è una cultura dell’immagine antica quanto attuale: quella che affonda le radici nella complessa storia delle valli ladine, cerniere di culture e di tradizioni spesso attraversate da conflitti, mai neutre; sempre attente alla varietà delle culture incontrate come ricchezze e non come deviazioni od ostacoli.
Una varietà ed una ricchezza che il territorio sembra racchiudere nella dolcezza delle praterie e delle selve; nella durezza delle pareti e nei profili difficili delle cime.
Come le sculture e la grafica di Joseph Kostner
Gregor Prugger
è nato nel 1954 ad Ortisei. Riceve i primi insegnamenti dal padre scultore. Ha eseguito gli studi all’ Accademia d’ Arte di Firenze dal prof. Gallo e in seguito ha partecipato al gruppo Arti Visive di Bolzano, organizzando e collaborando a mostre in Italia e al estero. Lo scultore si rivela sperimentatore instancabile e artista in constante trasformazione, capace di inventare un mondo visto attraverso gli occhi dell’ anima e della memoria emotiva. Prugger dispiega la scultura in una copiosissima diversificazione di bassorilievi, portandovi quella modulazione plastica propria del tutto tondo. Limita i confini in quadrati lignei di misure precise e ripetute, perché è quello spazio che meglio gli corrisponde e col quale vuole confrontarsi. L’ immagine plasmata è immersa in una luce mobilissima e iridescente da cui nasce un movimento armonico e pulsante dello spazio scolpito, che a sua volta si dilata e si espande in modo quasi illimitato.